Studio di un'opera. ARCHITETTURA E MODERNITÀ

 

Dal Bahaus di Gropius alla rivoluzione informatica di Ito




Il settimo Libro di Architettura e Modernità di Antonino Saggio, il successo dell'architettura del mondo 1988-2000, introduce il sorgere del decostruttivismo a partire dal 1988, e arriva ad analizzare e raccontare le principali opere dei maggiori architetti che hanno influenzato l'ultimo ventennio del XX secolo e che continuano tutt'oggi.

Nel capitolo Il mondo decostruito in una prima parte spiega come la mostra Deconstructivist Architecture del 1988 al MoMA di New York, ispirata da Philip Johnson e curata da Mark Wigley, è stata un evento cruciale per il dibattito architettonico, influenzando il futuro della disciplina. Johnson, già fautore dell'architettura funzionalista negli Stati Uniti, riesce nuovamente a promuovere un movimento innovativo. La mostra include sette architetti chiave, tra cui Peter Eisenman, Zaha Hadid e Frank Gehry, oltre a Bernard Tschumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas. La "decostruzione", termine preso in prestito dalla filosofia di Jacques Derrida, si basa sull'idea di destabilizzare i significati tradizionali. Nell'architettura, questo implica decostruire forme convenzionali per rivelare nuove prospettive e tensioni. Il concetto gioca sull’ambiguità, combinando il decostruttivismo filosofico con il costruttivismo artistico. La mostra ha segnato il passaggio dal postmodernismo a una nuova corrente, promossa dai media come "decostruttivismo". Essa ha dato origine a una serie di opere innovative, riflettendo il mutato panorama geopolitico mondiale e affermando l'architettura come fenomeno globale.
Prosegue nel sottocapitolo Un mondo aperto a raccontare come negli anni '80, il mondo cambia rapidamente. La figura del papa polacco, sostiene i movimenti di liberazione dal comunismo, specialmente in Polonia, dove Solidarnosc diventa legale e Lech Walesa riceve il Nobel per la pace nel 1983. In Russia, Mikhail Gorbaciov introduce la Glasnost (trasparenza) e la Perestroika (ristrutturazione economica), tentando di aprire il sistema sovietico al libero mercato. Tuttavia, queste riforme accelerano il collasso del blocco sovietico. Nel 1989, il crollo del muro di Berlino segna simbolicamente l'inizio di una nuova epoca. Il Novecento è definito uno "storico breve" dallo storico Eric J. Hobsbawm, poiché racchiuso tra il 1914 e il 1989-1991, quando l’Unione Sovietica si dissolve.La fine della Guerra Fredda porta a cambiamenti geopolitici significativi: alcuni stati dell'ex Unione Sovietica, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia diventano indipendenti. Il disfacimento dei blocchi accelera anche la globalizzazione economica, con mercati emergenti e una crescente espansione economica dell’Asia e della Cina. In questo contesto, a Berlino, l'architetto Daniel Libeskind vince il concorso per il Museo dell'Olocausto, simbolo di una nuova sensibilità storica che riflette il cambiamento globale.

Nel testo intitolato Linee e frecce. Il lavoro di Daniel Libeskind, racconta Daniel Libeskind, un architetto dalle influenze culturali e disciplinari diversificate, con una formazione che abbraccia musica, arte e filosofia. Nato in Polonia nel 1946, ha studiato alla Cooper Union di New York, formandosi anche in storia e filosofia in Inghilterra. I suoi primi lavori comprendono installazioni concettuali, come grandi "macchine astratte" esposte grazie ad Aldo Rossi, che combinano simbolismo e riferimenti alla filosofia di Deleuze. La sua architettura è caratterizzata da linee spezzate e sovrapposizioni drammatiche, come nel Museo Ebraico di Berlino, dove crea un edificio dinamico e simbolico che comunica il dolore e la frammentazione della storia ebraica. Anche nei progetti successivi, come l’espansione del Victoria & Albert Museum, Libeskind continua a esplorare l'architettura come espressione di complessità e intensità emotiva.

Prosegue con un paragrafo ove viene descritto il processo di realizzazione del Museo d'Arte Contemporanea di Helsinki, il Kiasma, progettato da Steven Holl. Nel 1993, Holl vinse il concorso tra 521 partecipanti, grazie alla sua visione originale e al suo approccio filosofico all'architettura. Holl, un autodidatta con un forte interesse fenomenologico, si distinse per un'architettura che integrava esperienze sensoriali e psicologiche, utilizzando metafore come spartiti musicali e spirali per esprimere concetti complessi. Il progetto del Kiasma si inserisce in una zona centrale di Helsinki, tra edifici storici e moderni, con un design che risponde alla griglia urbana e sfrutta l'acqua come elemento architettonico. Il museo è costituito da due corpi che si intersecano: uno lineare e uno a galleria, quest'ultimo ispirato ai flussi di traffico e ai movimenti della città. Il nome "Kiasma" (derivante dal termine "chiasma", un incrocio) simboleggia l'interconnessione dei flussi e degli spazi, riflettendo l'idea di un'architettura che nasce dalla comunicazione e dall'intreccio di forze. Il progetto evidenzia l'importanza di segni e simboli nell'architettura contemporanea, e il nome del museo stesso diventa una metafora visiva e concettuale. Kiasma si inserisce in un contesto più ampio, dove l'architettura degli anni Novanta si orienta verso la mixité e la multifunzionalità, superando la rigidità dello zoning urbano.

Successivamente viene menzionato Renzo Piano, spiegando che negli anni Novanta si afferma una società "post-industriale" centrata sull'informazione, che trasforma anche l'urbanistica e l'architettura. Le aree dismesse (brown areas) diventano opportunità per nuovi progetti, mentre la relazione tra architettura e natura viene riconsiderata. Renzo Piano si distingue in questo periodo per il suo approccio innovativo, creando spazi urbani che riflettono i cambiamenti della società dell'informazione, come il progetto di Potsdamer Platz a Berlino. In contrasto con lo zoning tradizionale, la sua idea di "mixité" unisce funzioni diverse e promuove una città dinamica e integrata, con architetture che non solo rispondono a esigenze pratiche, ma anche simboliche. Piano applica questa filosofia in vari progetti, tra cui il Museo della Scienza di Amsterdam e il Centro Tjibaou in Nuova Caledonia, promuovendo un'interazione tra spazi urbani e natura.

Nel capitolo Nuove Scoperte il testo presenta una panoramica sull'opera di Santiago Calatrava, esplorando il suo approccio innovativo alla progettazione architettonica, che fonde ingegneria, scultura e architettura. Nato nel 1951 a Valencia, Calatrava si forma prima in architettura e poi in ingegneria civile, con un dottorato su "Foldability of Spaceframes". La sua carriera decolla negli anni '80 con il successo in concorsi internazionali, come quello per la stazione di Stadelhofen a Zurigo.Calatrava si distingue per la sua ricerca estetica, dove la forma architettonica diventa espressione di un calcolo tecnico che è, però, strumento al servizio di una visione artistica. Le sue opere sono caratterizzate da strutture che suggeriscono movimento e organicità, ispirate dalla natura e dalle forme anatomiche e vegetali. Esempi significativi includono il ponte sul Garonne e il padiglione Swissbau a Basilea, in cui il movimento delle strutture diventa parte integrante del design.

Il testo prosegue esplorando anche il lavoro di Rem Koolhaas, che, influenzato da discipline come cinema, arte e giornalismo, sviluppa una visione urbanistica e architettonica incentrata su un approccio sommatorio e additivo. I suoi progetti, come Eurolille e la Casa Floriac, sfidano convenzioni tradizionali, esplorando temi di movimento e adattabilità nello spazio, come nel caso della casa per un cliente con disabilità motoria, dove una parte della casa si muove su pistoni idraulici per garantire l'accessibilità.

Infine, si menzionano opere di Jean Nouvel e Herzog & De Meuron, che, con il loro utilizzo della trasparenza e dei materiali moderni, propongono nuove dimensioni estetiche e funzionali nell'architettura contemporanea.

Proseguendo, si incontra nel capitolo successivo, la figura di Peter Eisenman. Negli anni Ottanta e Novanta, gli architetti americani Frank Gehry e Peter Eisenman si impongono nel dibattito architettonico, con un ruolo di primo piano, come dimostrato nella Biennale di Venezia del 1991. Eisenman, in particolare, si distingue per l’adozione di nuove tecniche, come il “Blurring” o “sfocamento,” applicata nella Casa Guardiola a Cadice. Questa tecnica si ispira al dinamismo futurista di Giacomo Balla e all’opera di Marcel Duchamp, trasformando il movimento in concetto e tecnica per organizzare gli spazi in modo innovativo. Nella Casa Guardiola, Eisenman integra l’idea del “Topos” (luogo stabile) con il “Non Luogo” e il “Chora” (presenza assente), creando una struttura che, come le onde del mare, rappresenta tracce di un movimento effimero. Questa idea di movimento è poi applicata nel progetto del College of Design Architecture and Planning a Cincinnati, dove combina geometrie esistenti e nuove con la tecnica del Blurring, creando uno spazio innovativo e dinamico. In campo urbanistico, Eisenman lavora sul progetto del quartiere Rebstock Park a Francoforte, dove applica tecniche come il “folding” (piegatura) e lo “scaling” (riduzione/ingrandimento) per superare la rigidità dei modelli urbanistici tradizionali. Utilizza tre tracciati interconnessi, deformando la griglia per creare percorsi fluidi e forme edilizie che si integrano nel paesaggio. Il risultato è un quartiere moderno e funzionale, caratterizzato da un'originale continuità spaziale, in cui il movimento architettonico crea una complessa struttura urbana.

Conclude affrontando Frank Gehry, il quale sviluppa un’architettura che coniuga valori estetici e sociali, creando edifici che sembrano scenografie teatrali animate da volumi "in movimento". I suoi spazi invitano il pubblico a esplorare e interagire liberamente, come dimostrato nella Biblioteca F. Goldwin a Hollywood, dove, nonostante i vincoli spaziali, Gehry progetta una struttura con simmetrie apparenti e un uso sapiente della luce.

Negli anni successivi, Gehry esplora nuovi modi di rendere dinamica l'architettura, ispirandosi alla scultura e abbandonando le tradizionali linee rette per forme curve e "traiettorie" che si espandono nello spazio. Questo stile si manifesta nel Museo Vitra in Germania e nell'Auditorium Disney di Los Angeles, in cui la fluidità dei volumi e degli spazi accompagna l’architettura verso un dialogo con la scultura e la fisica. La sua opera più iconica, il Museo Guggenheim di Bilbao, ridefinisce il concetto di museo come "cattedrale contemporanea" e simboleggia il riscatto urbano di una zona industriale degradata. L'edificio, caratterizzato da volumi intrecciati e traiettorie curve, si integra con il paesaggio urbano, diventando un punto di riferimento per la città e rappresentando un nuovo tipo di "urbanscape" aperto alla comunità.


Questa parte del libro ripercorre l'architettura di un decennio caratterizzato da un'innovazione progettuale basata sull'unione di estetica, tecnologie e funzionalità, affrontata con differenti linee guida a seconda dell'architetto ma unendo temi quali l'utilizzo di nuovi materiali, conformazione di nuove spazialità e intersezioni dinamiche. 


La lettura di questo Libro ha scaturito in me nuovi ragionamenti sull'affrontare il progetto e mi ha permesso di approfondire il tema del decostruttivismo.